Aggiornato a ottobre 2023

Demografia

Previsioni della popolazione e struttura per età

18-10-2023

Ciò che permette a Milano, giorno dopo giorno, di assumere così tanti volti e manifestare così tanti talenti sono i suoi cittadini, che in questo approfondimento vengono osservati in termini di struttura demografica. Per l’analisi utilizziamo dati e previsioni Istat.

La popolazione del comune di Milano è aumentata del +7,5% tra il 2011 e il 2023, raggiungendo quota 1,354 milioni di residenti

Osserviamo, innanzitutto, le dinamiche dal 2011 in poi. In quell’anno i cittadini iscritti all’anagrafe di Milano erano 1,26 milioni e il loro ammontare complessivo è cresciuto fino al 1° gennaio 2020, raggiungendo il picco di 1,41 milioni di persone. Di seguito, l’impatto della crisi sanitaria e le conseguenti disposizioni che hanno ridotto la mobilità sul territorio italiano e dall’Estero hanno arrestato la crescita della popolazione di Milano per un paio d’anni. I dati (ancora provvisori) aggiornati al 1° gennaio 2023 mettono in luce una ripresa del numero di residenti, pari a circa 1 milione 354 mila. Nel complesso, dal 2011 al 2023 la popolazione del comune di Milano è cresciuta del +7,5%, in misura superiore al resto dell’hinterland milanese (+3,4%). Tuttavia, l’aumento non è riconducibile alla dinamica naturale, data dal saldo tra nascite e decessi, in quanto quest’ultimo appare negativo già da diversi anni(1) nonostante l’apporto della componente migratoria e il relativo sostegno alle nascite. Il capoluogo lombardo è caratterizzato da una consistente presenza della popolazione straniera (dal 2011 al 2023 l’incidenza dei cittadini stranieri sul totale residenti è cresciuta dal 14,1% nel 2011 al 18,9% nel 2023) e, nel 2022, un nato ogni 5 nel comune ha cittadinanza non italiana.

(1) Secondo i dati di bilancio della popolazione residente nel comune di Milano, dal 2001 al 2022 il saldo naturale è sempre stato negativo, registrando un picco nel 2020.

Milano cresce grazie alla mobilità, mentre il saldo naturale risulta negativo. Nel 2031 ci saranno +55mila residenti, ma 1 su 4 sarà over65

Un indicatore utile per riflettere sul livello riproduttivo della popolazione è dato dal tasso di fecondità totale, (i.e. il numero medio di figli per donna) disponibile a livello provinciale. Nella città metropolitana di Milano il tasso ha continuato a calare dal 2010 al 2022, passando da un valore di 1,56 figli per donna a 1,23 (un trend comune all’intera media regionale, in Lombardia è sceso da 1,56 a 1,26 nello stesso arco di tempo). L’intensità della dinamica emerge nel confronto con il dato italiano: infatti, se nel 2010 la città metropolitana di Milano aveva un tasso di fecondità superiore alla media nazionale (1,44 figli per donna), nel 2022 l’indicatore è sceso a 1,23 e quindi al di sotto del 1,24 italiano. Vista la decrescente propensione ad avere figli, le nuove generazioni, che un giorno entreranno in età riproduttiva, potrebbero non essere sufficienti a invertire il calo della natalità, fenomeno che si sta già materializzando a livello nazionale e al quale occorre prestare attenzione. Anche l’Istat (2) incorpora nelle sue previsioni (fornite a livello comunale) il rischio di una denatalità che si protrae nel tempo: il saldo naturale è infatti previsto negativo fino al 2031.

La crescita di Milano è quindi per lo più attribuibile alla mobilità, data dagli spostamenti di residenza rispetto ad altri comuni italiani (movimento migratorio interno) e rispetto all’estero (movimento migratorio da e verso altri Paesi) che non alla dinamica naturale: Milano risulta capace di attrarre persone in cerca di opportunità formative e lavorative, caratteristica tipica di una città con ampio respiro internazionale e con un’elevata concentrazione di headquarters di multinazionali. Per tutto il periodo previsionale Istat stima un numero di iscrizioni all’anagrafe del comune di Milano superiore al numero di cancellazioni, con un’incidenza marcata della mobilità da e verso l’estero.

Il numero di residenti nel comune di Milano è cresciuto in passato (fatta eccezione per il calo registrato durante la crisi sanitaria) ed è previsto in aumento fino al 2031. Tuttavia, come evidenziato, è la mobilità dei cittadini e non la dinamica naturale a sostenere tale crescita. Per comprendere meglio le tendenze demografiche previste per Milano occorre osservare la popolazione in termini di struttura per età, le cui implicazioni non sono solo di natura demografica ma riguardano anche aspetti di sostenibilità economica e sociale.

Le analisi che tengono unicamente conto dell’ammontare complessivo dei residenti ci dicono che nel 2031 Milano avrà oltre 55mila persone in più iscritte all’anagrafe rispetto al 2023, ma una riflessione più dettagliata mette in luce come questa crescita interesserà le fasce 15-64 anni e, ancor più, gli over65enni. Dai dati osserviamo infatti che, nel 2031, a Milano un residente su quattro avrà 65 e più anni. La classe di età più giovane, 0-14 anni, è invece prevista in diminuzione, sia in valore assoluto sia come incidenza, che scenderà all’ 11,5% dal 12,4% nel 2023.

(2) Dal 2021 l’Istat rilascia le previsioni demografiche a livello di Provincia, di comuni Capoluogo di Provincia e per i comuni che superano i 5mila abitanti. Le previsioni demografiche comunali hanno un arco previsionale di 10 anni e le ultime stime disponibili sono in base 1° gennaio 2022 (2022-2042). Sono messi a disposizione i dati sulla popolazione per sesso e classi quinquennali di età, oltre alle componenti di bilancio e ai principali indicatori demografici.

aumento della popolazione di Milano tra il 2011 e il 2023

+7,5%

numero di figli per donna nella città metropolitana (2022)

1,23

aumento nel numero di persone iscritte all’anagrafe di Milano nel 2031

+55mila

Struttura per età nel confronto internazionale: Milano è la città più anziana tra i benchmark sia nel presente che in prospettiva

In questo focus, la struttura per età di Milano al 2023 e al 2031 è comparata con quella delle europee Barcellona, Berlino, Londra, Parigi e con la statunitense New York; si analizza inoltre Chicago, ma senza effettuare confronti. Nell’arco temporale considerato, tutte le città citate sono caratterizzate da un processo di invecchiamento. Tuttavia, Milano si contraddistingue già nel 2023 per una quota di anziani superiore al peso percentuale registrato dagli altri benchmark, elemento che continuerà a valere anche nel 2031.

Tra i peer europei, Barcellona è la città con la struttura per età più simile a Milano nel 2023, avendo una popolazione attiva pari ai due terzi dei residenti. In prospettiva si osservano però delle differenze: al 2031 la quota di 15-64enni sarà simile (64,1% a Milano e 66% a Barcellona), ma nella città catalana le fasce più giovani (15-44 anni) segneranno maggiori incidenze rispetto al capoluogo lombardo, dove invece sarà superiore il peso delle classi di età più avanzata (45-54 anni e 55-64).

Berlino è attualmente caratterizzata da una quota di popolazione attiva superiore a quella di Milano (66,7% vs 64,9%), ma con riduzioni del gap in prospettiva. Come già osservato per Barcellona, anche Berlino si contraddistingue per una maggiore concentrazione di popolazione attiva nelle fasce più giovani; inoltre, la capitale tedesca vanta una più ampia incidenza di giovani in età compresa tra 0 e 14 anni. Guardando al tasso di fecondità, l’area di Berlino è caratterizzata da un numero medio di figli per donna superiore a quello della città metropolitana di Milano (nel 2021 pari a 1,40 vs 1,24 nel capoluogo lombardo).

Fra i benchmark analizzati, Londra è la città che più si contraddistingue per la forte presenza di residenti in età lavorativa, con un’incidenza dei 15-64enni superiore al 70% sia nel 2023 sia nelle previsioni 2031. Rispetto a Milano, i cittadini si concentrano maggiormente nelle fasce più giovani della popolazione attiva e, anche in prospettiva, Londra si differenzia per la sua capacità di attrarre persone tra 15 e 24 anni (12,6% vs 9,4% a Milano) e tra 25 e 34 anni (18,1% vs 11,7%). Ben più ampia è altresì l’incidenza dei giovanissimi (17,4% vs 12,4%), sebbene questa differenza sia prevista ridursi nei prossimi anni (15,5% vs 11,5% nel 2031): il fenomeno della denatalità coinvolge infatti l’intero continente europeo, pur rimanendo il tasso di fecondità italiano tra i più bassi d’Europa (anche nelle previsioni).

Similmente, nel 2023 Parigi registra un’elevata quota di residenti tra i 15 e i 64 anni, pari al 68% (quasi +3 p.p. rispetto a Milano) ma prevista in riduzione nei prossimi otto anni a favore di un maggior peso della componente anziana. Inoltre, Parigi, come Londra, è caratterizzata da una maggiore concentrazione della popolazione attiva nelle fasce più giovani (15-24 e 25-34) rispetto a Milano. Anche la quota di giovanissimi (0-14 anni) è superiore a quella del capoluogo lombardo sia nel presente che in prospettiva. La Francia da sempre si contraddistingue per livelli di fecondità elevati che, seppure scesi al di sotto del tasso di ricambio generazionale, rimangono tra i più alti in Europa (3).

Oltreoceano, New York mostra un volto molto giovane: l’analisi per grandi fasce di età confronta il 17,9% di newyorkesi tra 0 e 14 anni con il 12,4% di Milano (e il gap rimarrà anche al 2031). Attualmente, la quota di giovanissimi è addirittura superiore alla percentuale di over65enni (17,9% vs 16,4%) mentre nel capoluogo lombardo il numero di residenti under15 è ben inferiore a quello dei cittadini anziani. Nel 2031 la quota di popolazione con 65 e più anni sarà aumentata anche a New York, ma rimanendo sotto i livelli previsti per Milano.

Infine, i dati disponibili per Chicago non consentono un confronto diretto con quelli sinora analizzati per Milano, poiché riferiti agli anni 2020 e 2030.  Tuttavia, emergono dinamiche simili a quelle evidenziate già per altre città: in prospettiva la quota di under15 sarà molto simile a quella degli over65enni (tra il 16% e il 17%) con l’incidenza della componente più anziana che crescerà rispetto al passato. Lato giovanissimi, la percentuale di 0-14enni supererà quella di Milano.

(3) EUROPOP2023 - Population projections at national level (2022-2100).

In uno scenario di squilibri generazionali, è necessario che Milano attragga e riesca a trattenere i giovani talenti

Dal confronto emerge quindi una Milano mediamente più “anziana” rispetto ai benchmark, non solo per quanto riguarda l’incremento percentuale della componente degli over 65, ma anche in termini di residenti in età produttiva. Il dato è confermato sia dall’indice di ricambio, sia dall’indice di struttura della popolazione in età attiva, che a Milano assumono i valori più elevati rispetto a tutte le città analizzate.

Infatti, una questione a cui tutte le città sono chiamate a rispondere è l’invecchiamento della popolazione attiva, dato dalla maggiore incidenza delle classi di età più «mature» rispetto a quelle più giovani.

L’indice di ricambio misura la presenza delle ultime cinque generazioni della popolazione attive (potenzialmente in uscita dal mercato del lavoro) rispetto alle cinque più giovani (potenzialmente in entrata). Milano avrà un indice di ricambio crescente tra il 2023 e il 2031 (le generazioni in uscita sono maggiori di quelle in entrata nel mercato del lavoro): se da un lato questo squilibrio rappresenta opportunità per i giovani, dall’altro occorre creare in essi le giuste competenze per subentrare alle generazioni in uscita.

L’indice di struttura della popolazione attiva mette invece a confronto le 25 generazioni più mature rispetto alle 25 generazioni più giovani. L’indice calcolato sul capoluogo lombardo mostra una popolazione attiva sbilanciata verso le generazioni più mature sia nel 2023 sia nelle previsioni al 2031. Tra tutte le città benchmark, Milano presenta l’indice più elevato.  Anche osservando la composizione per età della popolazione attiva, emerge come a Milano i residenti di 55-64 anni incidano maggiormente rispetto a quanto registrato per le altre città europee e americane considerate.

Per questo motivo è fondamentale che la città meneghina attragga giovani talenti, come ad esempio studenti internazionali o ricercatori, ma, soprattutto, emerge la necessità di riuscire a trattenere la parte di popolazione più giovane, sia autoctona (si consideri che al 2022 sono oltre 93 mila i cittadini di Milano registrati all’AIRE (4), pari al 6,8% totale), sia proveniente dall’estero, che la città richiama grazie alla qualità dei percorsi formativi offerti dagli atenei e degli Istituti di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica in essa presenti.

(4) Anagrafe Italiani Residenti all'Estero

9.4%

MILANO

popolazione di età 15-24 anni nel 2031 (% sul totale)

10.0%

BARCELLONA

10.2%

BERLINO

12.6%

LONDRA

11.3%

NEW YORK

12.1%

PARIGI

 
 
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