Nel 2020 il PIL di Milano registra una caduta senza precedenti, che sfiora il -11% in termini di valore aggiunto secondo lo scenario locale sviluppato da Prometeia: ben peggio del -4,5% nel 2009, e più che nel totale italiano e lombardo (stimati rispettivamente al -9% e -10% nel 2020). Le conseguenze della pandemia pesano maggiormente sull’economia della città per due ordini di motivi: perché, al pari della Lombardia, i contagi sono stati particolarmente diffusi e perché la struttura economica, più orientata ai servizi, ha patito maggiormente le limitazioni ai contatti. Il rimbalzo nel 2021 è atteso consistente (+5,3%) ma il recupero dei livelli pre pandemia si avrà solo nel 2023, ossia con lo stesso orizzonte temporale ipotizzabile per il quadro italiano.
Il calo previsto nel numero di occupati è del -2% nel 2020, una riduzione consistente ma ben più contenuta del valore aggiunto, e il recupero dei livelli si stima avverrà in sostanza già nel 2022. Ben più rilevante (e quasi in linea con il crollo del prodotto) è, invece, la diminuzione delle ore lavorate, che riflette anche il massiccio ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese. A differenza del valore aggiunto e dell’occupazione, le ore lavorate registreranno ancora a fine 2023 un gap importante rispetto al 2019, pari a circa il -3%.