Un primo approfondimento riguarda i motivi e le destinazioni degli spostamenti delle persone nella Città metropolitana di Milano nel periodo compreso tra febbraio 2020 e gennaio 2021. Come prevedibile, le differenze rispetto alla normalità prima della pandemia sono notevoli.
In linea generale, si assiste a un livello costantemente superiore dei movimenti e della permanenza all’interno delle zone residenziali (+15% negli undici mesi rispetto alla situazione pre Covid-19) e per certi versi anche della mobilità verso parchi e giardini (-16% che va comunque depurato dalla stagionalità e dalle variazioni del clima).
Al contrario, si riducono vertiginosamente gli spostamenti per il tempo libero, lo shopping e la cultura (-47% negli ultimi undici mesi) e per motivi di lavoro (-40%). Anche la mobilità per acquisti di prima necessità (alimentari e farmacie) scende in modo sensibile, ma l’intensità è più contenuta (-22%) e, soprattutto, già a partire dalla seconda metà del 2020 si rileva un ritorno sui livelli prossimi alla normalità. Va in ogni caso osservato che il permanere in tutto il periodo sotto i livelli antecedenti la pandemia degli spostamenti più legati agli acquisti è in gran parte connesso all’esplosione degli acquisti online, fenomeno con plausibili conseguenze anche sugli equilibri futuri. Inoltre, con riferimento alla mobilità per tempo libero, è utile fare un distinguo tra shopping e cultura, ricordando che il settore culturale e creativo è stato colpito con estrema gravità e con una sospensione delle attività tra le più estese: solo per dare un ordine di grandezza dell’impatto, basti pensare che a marzo veniva stimata una perdita per i musei civici milanesi pari a 400mila euro a settimana, la sola Pinacoteca di Brera prevede una perdita annua di 3 milioni, il Duomo è rimasto chiuso ai visitatori per 98 giorni senza precedenti nella storia e, lato spettacolo, sulla base dei dati SIAE si può stimare in oltre 150 milioni la mancata spesa al botteghino nel solo primo semestre 2020 per attività teatrali, concertistiche, cinematografiche e sportive a Milano (quasi -70% rispetto al 2019).
Portando l’analisi a un grado di dettaglio ulteriore nei diversi periodi che hanno caratterizzato il 2020, nel periodo di massimo lockdown (9 marzo-4 maggio) gli spostamenti registrano crolli simultanei e imponenti: -51% gli spostamenti per l’acquisto di beni di prima necessità, -86% per il tempo libero, shopping e cultura, -70% verso i luoghi di lavoro. L’unica eccezione sono le aree residenziali che registrano un aumento considerevole (+32%), in funzione dei limitati spostamenti consentiti. Dopo la fine del lockdown e fino alle nuove restrizioni in autunno conseguenti alla seconda ondata dei contagi, la ripartenza degli spostamenti è netta, ma diversa a seconda della destinazione e, soprattutto, in tutti i casi, i livelli rimangono più contenuti rispetto alla normalità pre pandemica: tra l’inizio di maggio e l’inizio di novembre la mobilità legata al tempo libero risale in media al -35% (dal -86%) rispetto a inizio 2020; quella verso i luoghi di lavoro al -34% (dal -70%); quella per l’acquisto di beni alimentari e farmaci al -19% (dal -51%). Inoltre, mentre per tempo libero e acquisti di prima necessità i livelli di settembre e ottobre sono più elevati rispetto a inizio estate, gli spostamenti verso i luoghi di lavoro paiono stabilizzarsi maggiormente, con recuperi massimi intorno al -30% sia tra maggio e luglio sia tra settembre e ottobre, suggerendo che questa dimensione possa rappresentare un ‘equilibrio’, per quanto temporaneo, rispetto alla convivenza con il virus.
L’entrata in vigore del DPCM del 3 novembre 2020 induce una nuova contrazione nella mobilità, sebbene in misura decisamente meno accentuata rispetto al lockdown della primavera. I luoghi per il tempo libero scendono nuovamente al -53% (in media tra il 6 novembre e il 29 gennaio) e calano, pur solo al -15%, anche i movimenti per gli acquisti di prima necessità. Gli spostamenti verso i luoghi di lavoro presentano, al contrario degli altri, un andamento meno oscillante che, nonostante i frequenti cambi di colore della regione Lombardia, si mantiene tra il -30% e il -40% anche con l’inizio del 2021.