Se il recupero è già atto, il punto di arrivo è ancora in potenza, complice anche il fatto che permane una situazione transitoria in cui la pandemia incide ancora sull’uso delle città, sugli spostamenti, sull’economia.
Dopo 6 anni di crescita di PIL sostenuta e più che doppia rispetto al dato italiano (nel 2014-2019 complessivamente +11,7% Milano, +5,0% l’Italia), la pandemia nel 2020 ha inciso con una perdita di quasi un punto più profonda che in Italia (-9,8% vs -8,9%) e un recupero per Milano dei livelli 2019 ritardato al 2023 (e in Italia sostanzialmente anticipato al 2022).
Nei piani delle città che immaginano il proprio futuro dopo la pandemia, le parole chiave accanto ad attrattività e ‘recovery’ diventano inclusione, sostenibilità ambientale, rigenerazione, prossimità. Riprendendo la metafora architettonica, la crescita verticale vuole essere integrata da una connessione trasversale tra tutte le aree della città tramite infrastrutture fisiche e informatiche.
Nell’accogliere queste sfide, Milano può giocare un ruolo da protagonista calibrando un ‘mix’ unico di asset: il suo capitale umano, il ricco ecosistema universitario, il vibrante tessuto economico, la forte ispirazione civile e solidale.