Considerando il mercato del lavoro complessivo, nel 2021 Milano non registra l’auspicato recupero dei livelli occupazionali pre Covid. Si evidenzia, infatti, un aumento rispetto al 2020, ma i 6 mila occupati in più dell’anno risultano del tutto insufficienti a colmare i -48 mila registrati nel 2020 con l’avvento della pandemia. Il conto è assai più negativo rispetto alle stime fatte lo scorso anno, in quanto l’Istat ora esclude dal computo degli occupati i cassintegrati da più di tre mesi.
Differenziando tra componente femminile e maschile, il quadro annuo emerge particolarmente negativo per le donne: nel 2021 i posti di lavoro a Milano crescono esclusivamente per la componente maschile (+11 mila occupati), mentre quella femminile si riduce (-5 mila occupate).
Quindi, se per il 2020 l’occupazione femminile a Milano aveva mostrato una diminuzione minore rispetto a quella maschile, in controtendenza rispetto alla tendenza nazionale e grazie alla più elevata concentrazione in lavori a maggior contenuto professionale e in settori come la sanità, nel 2021 il quadro si inverte. L’occupazione al femminile a Milano cede nell’ultimo anno per effetto del contrapposto andamento dei macrosettori sul territorio: gli unici che creano posti di lavoro sono le costruzioni e, in parte, commercio, alberghi e ristorazione. Sono soprattutto gli uomini a beneficiarne da un lato perché l’edilizia, il settore con l’aumento più consistente, utilizza una forza lavoro prevalentemente maschile, dall’altro perché l’occupazione femminile si concentra maggiormente tra i lavoratori dipendenti, che a Milano registrano un calo (-3 mila) mentre risalgono gli indipendenti (+10 mila).
Tirando le somme dell’ultimo biennio, a fine 2021 sono ancora -42 mila gli occupati totali nella città metropolitana rispetto al 2019 (pari al -2,8%), somma di -23 mila donne (in calo di ben il -3,3%) e -19 mila uomini (-2,3%).