Dalla terza angolazione osserviamo la performance economica delle aree urbane, per studiare la loro capacità di generare ricchezza e offrire opportunità lavorative.
Nel 2022 rispetto al 2021, il valore aggiunto di Milano cresce del +4,5% annuo, variazione inferiore ad Amsterdam (+8,4%), Barcellona (+6,6%) e Berlino (+4,9%), ma superiore a New York (+3,3%), Parigi (+2,6%) e Monaco (+2,1%).
A confronto con il periodo precedente l’avvento della pandemia, la ripresa economica registra significative differenze tra città. In questo ambito Milano segna la performance migliore tra i benchmark, con un incremento del +6,0% nel 2022 sui livelli 2019, ben oltre il +1,0% registrato a livello nazionale. Tra i peer che sono riusciti a colmare il gap con il pre-Covid, seguono Berlino (+5,8%), Amsterdam (+5,3%), New York (+4,1%), Chicago (+3,5%) e, infine, Monaco (+1,1%). Barcellona e Parigi invece, non sono ancora tornate sui livelli di valore aggiunto del 2019, distanti rispettivamente del -0,5% e -0,9%.
Con focus sul capoluogo lombardo, la crescita di valore aggiunto del +4,5% nel 2022 sintetizza andamenti differenti tra le diverse parti dell’economia della città: un forte incremento su base annua interessa il settore delle costruzioni (+8,4% sul 2021) e quello dei servizi e del commercio (+5,4%), che invece nel 2021 aveva registrato una ripresa più debole, a causa delle restrizioni anti-Covid ancora in atto. Al contrario, nel 2022 il comparto dell'industria subisce una flessione del -1,0%. Allungando il confronto temporale, tutti i settori avevano già colmato nel 2021 il divario con il pre-pandemia.
Infine, in termini di fatturato, nel secondo trimestre 2023 i servizi alle persone registrano l’incremento più marcato su base annua (+16,0%), mentre il commercio non alimentare quello più contenuto (+0,9%). Anche guardando al 2019, i consuntivi al secondo trimestre dell’anno riportano differenti velocità di ripresa dei settori: cresce il manifatturiero (+35,9%), i servizi alle imprese (+20,2%), gli alberghi e i ristoranti (+19,8%) e il commercio non alimentare (+8,3%), mentre i fatturati del commercio alimentare e dei servizi alle persone non hanno ancora colmato il gap con i livelli del pre-pandemia, distanti rispettivamente del -6,1% e del -9,9%.
Andamenti verso la stessa direzione, ma a ritmi divergenti, si osservano anche lato mercato del lavoro. Dopo un 2021 eterogeneo, che ha visto tassi di disoccupazione sia crescenti, sia stazionari, sia in diminuzione, nel 2022 l'indicatore cala per tutte le realtà considerate.
Nonostante il rientro generalizzato dei livelli di disoccupazione, tassi elevati permangono a Barcellona (9,7%) e Berlino (8,8%); a seguire troviamo il 5,7% di Parigi e il 5,4% di Milano, comunque in contrazione consistente dal 6,5% dell'anno precedente. Tassi inferiori si registrano a New York (4,7%), Chicago (4,7%), Londra (4,5%) e Monaco (4,3%). Infine, San Francisco è la città che nel 2022 ha l'indicatore di disoccupazione più contenuto, pari al 3,0%.